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i/ADRIATICO
condizioni dettate nel 228 a. C. furono: riduzione dello stato illirico agli antichi confini, autonomia alle colonie greche della costa, limitata la navigazione marittima, divieto alle navi da guerra di spingersi a sud del porto di Bisso (Alessio). Demetrio di Faro, resosi amico dei Romani, veniva incaricato d’esercitare in loro nome il governo sulla costa illirico-epirota e sulle vicine isole, con l’ufficio altresì di vigilare la mosse del nemico vinto ma non disfatto.
  Le città della costa adriatica orientale si legavano in tal modo a Roma, la quale poteva dirsi ornai padrona assoluta dell’Adriatico, tanto più che la Grecia, nell’entusiasmo per le vittorie della Repubblica che l’aveva liberata dai pirati, tributava sommi onori ai Romani: i Corinti li ammettevano ai giuochi istmici ed Atene decretava loro la cittadinanza onoraria e la partecipazione ai misteri eleusini. Di ciò dovevano compiacersi i vincitori che vedevano, nell’atteggiamento dei Greci, una rinuncia a contrastare loro il dominio del Mediterraneo ed una preparazione ad una non lontana servitù, onde sentivansi più rassicurati ad affrontare la nuova lotta, che sarebbe stata ben più terribile della prima, con Cartagine.
  Del resto i Romani poco o nulla aveano a temere dai Greci che la continua discordia rendeva deboli. Tutt’al più potea sembrar minacciosa la monarchia macedone; ma anche questa era stata eliminata dall’Adriatico superiore dagli Etoli, per