238 s. Giacomo sul modo sconveniente coni’ egli parlava dei-fi imperatore e di suo figlio, i quali poi alla fine non gli avevano tolta l’obbedienza (1), cresceva sempre più l’inasprimento e qualche giorno dopo, alla notizia degli apparecchi che si facevano a Napoli, dando nella sua solita escandescenza esclamava (2) « che si armassero con le donne e coi putti, e che chi non potea portar arme prendesse dei sassi e che se fossero veramente Romani vendicheriano il sangue de’ suoi passati, e le ingiurie fatte da’ spagnuoli, ammazzando e saccheggiandoli nelle case, replicando ben due o tre volte che in questo mostrariano 1’ animo loro antico romano ». Avrebbe egli liberato effettivamente l’Italia? I Veneziani ne dubitavano e la loro freddezza impazientava il papa (3). Egli voleva dimostrazioni, armi, ed essi solo attendevano a interporre i loro buoni uffìcii per la reconciliazione (4), nò volevano avvilupparsi in nuove brighe guerresche. Nè a rimoverli da tale risoluzione bastavano neppure i dissapori che da più anni correvano coll' imperatore e col re de’ Romani a causa degli Uscocchi, nuova specie di pirati che uscendo dai recessi più inospiti e dai piccoli porti dell’Istria, ma specialmente da Segna, davano non poca molestia al commercio veneziano e spesso correvano spogliando altresì qualche terra della Repubblica, attirandole perfino addosso il pericolo delle armi de’Turchi, i quali con essa si lagnavano delle molestie di quelle correrie, dicendo che a lei in virtù del preteso dominio del Golfo spettava di tenerlo netto da’ pirati. Laonde fino dal 1548 avea scritto il Se- (1) Dispaccio Navagero 25 luglio. (2) Ibid. (3) Voi avete tanta parte in Italia, diceva, che un dito solo farebbe andar giù la bilancia da qual parte vorrete, se la farete andar giù dalla buona parte, beati voi, se dall’ altra avrete il prezzo che meriterete, cioè la ruina del vostro stato. (4) Secreta 9 ottobre 1556.