17 lari, ne il posto che sempre tenne presso Sua Eccellenza al paro dei gentiluomini e non come gli altri ambasciatori, nè la casa eh ei sempre ebbe ad affitto e non assegnatagli a carico dello Stato ; perlochè come gentiluomo milanese e_ colpevole d’ omicidio in Milano, non si poteva, salva la giustizia, far altro; essere S. M. stata male istruita ; conoscerebbe, fatte le diligenti ricerche, quanta sempre' fosse la devozione di S. E. verso di lei, e come nel deplorabile avvenimento non entrasse il più remoto pensiero di offenderla (1). Ma Francesco I, che cercava soltanto un appicco per muover le armi, non si acquetò, e attese a prepararsi a una nuova spedizione in Italia. A codeste nuove minaccio di guerra l’imperatore, cui premeva conservare la pace di Bologna tutta a suo vantaggio, e che avea abbastanza a fare coi protestanti e coi turchi, cercò spegnere la risorgente fiamma colle negoziazioni. a 1 re dl Francia avea già incominciato ad invadere la oa,voja, che negato aveagli il passo, quando giunse notizia ella morte del duca Francesco Sforza avvenuta il 24 ottobre 1535 senza lasciare eredi diretti. Codesta morte conturbo molto specialmente i Veneziani pel nuovo ingrandimento che poteva venirne all’imperatore, al quale, tornato allora a Napoli dalla spedizione di Tunisi, mandarono am-asciaton pregandolo volesse aver a cuore la pace d’Italia, n anto, fino a che Carlo V avesse fatto intendere la sua volontà, prese il governo di Milano il suo generale Antonio e Leva, il quale in sul principio prometteva mandare deputati a Cesare con certi capitoli e colla domanda che nominare volesse un nuovo duca ; ma poi pentitosi, chiamati a se i nobili di parte imperiale, rivocò 1’ ambasciata e ne (1) Sanuto'LVIII, 25 agosto p. 394. VOL. VI. 3