252 Repubblica la quale scriveva al suo ambasciatore a Roma, molto piacerle che sua Beatitudine fin dal principio del suo pontificato volgesse 1’ animo alla santa opera di levare col mezzo d’ un Concilio lo tante confusioni e i disturbi cbe erano in molte parti della Cristianità per causa di religione (1), ma avvertivalo che se gli fosse fatto cenno del disegno di raccoglier il Concilio a Yicenza od altra città dello Stato veneto, cercasse destramente di distoglierne Sua Santità, siccome cosa che potrebbe destare sospetti nel Turco che la Repubblica sotto pretesto di religione altro macchinasse, derivandone quindi pericolo al gran numero di sudditi veneziani, i quali per oggetti di commercio nelle'terre turche si trovavano, e allo Stato in generale con quelle per sì lungo tratto di terra e di mare confinava (2). Nelle cose poi di Francia lodava il Senato la mitezza del papa e i suoi suoi sforzi di rimediarvi col mezzo appunto del Concilio, osservando che V esperienza delle cose passate chiaramente a vea dimostrato e comprovato la ragione, che i popoli in fatto di religione vogliono essere tratti dalle ragioni e con destrezza e non forzati colle armi (3). Stabilito adunque definitivamente di riaprirsi il Concilio a Trento, la Repubblica vi nominò suoi ambasciatori Nicolò Da Ponte e Matteo Dandolo (4). Ma fin dal principio insorse disputa coll’amba-sciatore di Baviera per la precedenza che 1 oratore ^Nicolò da Ponte volle fermamente sostenere per la Repubblica come più grande per territorio e più meritevole per tanti beneficii recati alla cristianità (5) ; poi, cominciate le sessioni, il Senato non lasciava d’essere informato esattamente di tutto quanto (1) 2 marzo 1560, Cod. MDCLVII, cl. VII. tí. o _____ (2) Ib. 8 giugno (3) 23 agosto 1561. , (4) 30 sett. Elez. degli ambasciatori in Secreta p. 85 e loro commissione 9 aprile e mandato 11 aprile 1562, Cod. MDCÌjN . (5) Lett. del Senato 12 aprile 1572 Secreta, p. 12.