459 Grande era il numero delle biblioteche e delle raccolte d’ antichità nelle case private, sopra tutte fu celebre quella del patriarca Giovanni Grimani conservata in apposito edi-fizio, ricchissima di cose greche e romane (1), di medaglie, di bronzi e di marmi preziosi per vetustà e per arte, il quale, degno imitatore dell’altro cardinale Domenico Grimani, lasciò come questi (2) la inestimabile sua collezione alla Repubblica. Nè va taciuto quel Jacopo Contarmi da s. Samuele, che con suo testamento olografo del 1° luglio 1595 (3), lasciando all’ estinguersi de’ discendenti maschi della sua famiglia, alla sua carissima patria, un’ assai ricca collezione di libri a stampa e a penna, istrumonti matematici e meccanici, statue di marmo e di bronzo, pitture e minerali, così esprimevasi : « Una delle mie più care cose eh’ io abbia avuto e ch’io abbia, è il mio studio, dal quale mi son proceduti tutti li onori, tutta la stima della mia persona » onde voleva che avesse ad essere dopo la sua morte conservato ed aumentato, « acciocché i nostri posteri possano goder e sentir beneficio di queste mie fatiche». E così avvenne ; che gran parte di quella preziosa raccolta passò, non sono molti anni, nella nostra Biblioteca Marciana. Da codesto esempio e da molti altri, che potrei addurre, ben si vede come 1’ amore allo studio e alla coltura della mente s’ era diffuso tra i veneziani patrizii di quel tempo, e diveniva anzi una moda, un ornamento necessario alla ricchezza e alla nobiltà del casato. Nè vi rimaneva alieno il bel sesso, parecchie trovandosi tra le donne veneziane che attesero con buon successo quali alle belle lettere, quali alle (1) Nel Commemoriale llnov. 1593 se ne legge 1’ elenco, p. 112, 115, 155. Le statue e anticaglie furono deposte nelle Procuratie nuove vicino alla Biblioteca. Senato Terra 21 nov. 1593. (2) Nel Commem. XX, p. 189, ne sta 1’ elenco 16 agosto 1523. (3) Comunicatomi dal degno preside dell’ Archivio notarile sig. Pietro Bedendo.