95 che con grande lubricità prorompevano in concetti scandalosi ed improprii. Assunta dunque la faccenda dagl’ Inquisitori, il secretario lesse il rapporto, poi fu a lungo discusso, nè quel dì si potè venire a conchiusione. In altra seduta, dopo matura deliberazione, fu deciso di far venire i due Avogadori, a’ quali fu letta le seguente ammonizione : « Questo Tribunale supremo la di cui indipendente autorità si estende sopra ciascheduna persona sia di qual grado e condizione si voglia, ed è universalmente riverita e temuta, nell’ affare ben noto sopra la sentenza de’ Sindaci ed Inquisitori in terraferma contro..........havuta notizia che si ritrovasse in Brescia un fante dell’Avogaria per adempire funzioni non proprie e non commesse da alcun Consiglio della Repubblica, se ben poteva a dirittura far quei passi che avesse creduto conformi, ad ogni modo ha voluto per sola sua urbanità accennar ad essi la necessità che lo stesso fante facesse sutììto ritorno iu Venezia, insinuandole che ne dassero elle medesime imediatamente 1’ ordine con loro lettere, a che elle annuendo, promisero anche di scrivere senza ritardo in conformità. — Ma scopertosi con ammirazione a qualche non picciolo indizio che potessero essere state spese parole equivoche e non corrispondenti al-l’intontione, ha stimato conveniente di prender altro ripiego aggiustato, a fine di togliere il corso agli scandali infinitamente pregiudizievoli al pubblico interesse e servigio. Hora, ancorché Elle si sieno trovate presenti all’Eccellentissimo Consiglio quando posteriormente con tutt’i voti fu preso decreto di rimettersi allo stesso Tribunale questo grave negotio, invece di conformarsi alla pubblica espressa volontà, e metter tutto in silentio, lasciando operare a chi deve, ad ogni modo con sommo sentimento si è penetrato che dopo il ritorno del fante da Brescia, elle con mal misurato e poco prudente consiglio, si siano prese la libertà