455 mento di esse istituita apposita cattedra, ed occupavate un veneziano patrizio Gio. Battista Emo (1), con onore di se e del patriziato in generale che tali eruditi uomini possedeva, e che non isdegnavano, anzi avevano a vanto di farsi istruttori del popolo. E le lezioni stesse si tenevano nella Cappella dei Ss. Grio. e Paolo, come altre letture di filosofìa, teologia e diritto, si facevano dai Frati Minori, volgarmente i Frari, a san Bartolomeo (2), a s. Salvatore (3), ed altrove, giustamente pensando non profanarsi il santuario della religione, colla professione della scienza, nella quale è altresì un’ adorazione della Divinità. Fioriva l’Università di Padova, e da ogni parte vi accorrevano gli studenti (4). Eransi eletti a dirigerla fino dal 1516 i così detti Riformatori dello studio di Padova, i più famosi professori v’ erano chiamati, e valga per tutti Galileo Galilei che vi tenne sue lezioni dal 1592, e colà e in Venezia fece le sue più belle scoperte ed invenzioni, quali sono quelle del termometro e del telescopio da lui dedicati al doge Leonardo Donato con una scrittura in cui ne spiegava tutta 1’ utilità. Fu stretto d’ amicizia con parecchi colti ed eruditi gentiluomini veneziani, soprattutti con Giovanni I rancesco Sagredo, valentissimo nelle scienze matematiche e fisiche, il quale avendo portato alcuni notabili miglioramenti al termometro di Galileo, scrivevano a questo colle seguenti parole : « L’ istrumento per misurare il caldo, inventato da V. S. Eccellentissima, è stato da me ridotto in diverse forme (1) Sanuto LIY. (2) Sanuto XXXVII. r cmo (3) Ove leggevasi certo Tinto veneziano. Sanuto n. ¿4». (4) Sopra la mia fede che nella Fiandra, nella Germania e in questa parte di Franza ove io sono stato, ha tanto credito questo studio di Padova che molti con la sola riputazione di esser stati al studio di Padova sono admessi ad onori e maneggi di molta importanza. Bernardo Navagero, Relazione di Padova, Cod. pOOBGXOii. Egli però deplora molto la poca concorrenza de \ eneziani.