CONCLUSIONE le sabbie e il fango, apparire sempre più splendente nn raggio di Roma antica. A questo faro di salvezza protendono le braccia le piccole comunità dell’Istria e della Dalmazia, queste oasi stupende della civiltà latina d’oltre mare, serrata, ahimè, fra la barbarie e le onde e sulle onde medesime infestata dai corsari ! E Venezia accoglie nel suo grembo le accorrenti, purga il mare dai pirati, li snida dai loro covi, li scaccia dalle isole e si fa poi a proteggere con materna autorità le sorelle minori; onde il Doge potrà con giusto orgoglio di vincitore intitolarsi duca d’Istria, di Dalmazia e di Croazia, per significare che a nessun altro sovrano, all’infuori di lui, era concesso di erigersi a dominatore della sponda orientale dell’Adriatico. Dagli albori del Mille in cui7 ha principio lo sposalizio del mare, che glorificava nei secoli la redenzione deH’Adriatico, fino all’iniquo trattato di Campoformio, che mercanteggiava il territorio della Repubblica, vale a dire per ben otto secoli il destino delle comunità dalmato-istriane fu strettamente collegato a quello della loio novella madre e regina. Esse ne partecipano alle glorie ed alle sventure; e solo di rado, o incitate da falsi amici o costrette dalla forza nemica, levano lo stendardo della rivolta, non comprendendo che, sciolto il legame che le avvinceva alla Dominante, restavano alla mercè del vincitore e mettevano in pericolo la sicurezza della Repubblica e la loro medesima libertà. Ma erano episodi di breve momento.