298 obedire (1). Ma altro ostacolo veniva dal Doria il quale op-ponevasi ostinatamente all’ uscire in mare (2) accusandone la stagione avanzata, il lungo tratto di mare a percorrersi occupato dal nemico, le galere non abbastanza equipaggiate, i porti da non fidarsi ; non essere a porre a repentaglio tali e tante forze che costituivano la principale difesa della cristianità, non giovare nemmeno ai Veneziani che senz’alcuna speranza di buon successo, l’armata del suo re si allontanasse tanto da Napoli ordalia Sicilia, lasciando esposti quei regni agli africani ladroni. Il Zane vergognandosi dei progressi dei Turchi in Cipro, e che tanto apparecchio di forze avesse a corrispondere così male alla generale aspettazione, insisteva invece che a quell’isola si portasse pronto e valido soccorso ; tale essere stata la intenzione del Senato, nulla potersi fare di meglio, quanto con una ragguardevole impresa rintuzzare 1’ orgoglio del nemico ; se molte ciurme erano perite di malattia, altre averne somministrato Corfu, Zante, Cefalonia, Candia, non doversi lasciare quell’isola importantissima cadere in mano degl’ infedeli, niuna altra impresa tranne quella di Negroponte o dei Dardanelli che alcuno proponeva, equivalere alla perdita di Cipro. Movesserli le lagrime, le preghiere, le grida di tante anime dal sangue di Cristo redente, profittassesi della stagione ancora favorevole, piom-bassesi improvvisamente sul nemico che sorpreso dalla fama dell’arrivo di tanta flotta o tosto ritirerebbesi, o se osasse venire a battaglia, tutto dava a sperare una sicura vittoria (3). Concorrendo in quest’ opinione anche Marc’ Antonio (1) Annali 16 sett. 1570. (2) Il 22 luglio scriveva il Senato al Zane, raccomandandogli la difesa dell’isola, operasse o una diversione o un attacco. Secreta, p. 120, 11 26 scriveva medesimamente al Doria ma invano, pag. 123. (3) Morosini, Storia della Repubblica veneziana.