308 chinarlo e consegnargli le chiavi. Erano con lui il Baglioni, G-io. Antonio Querini, Luigi Martinengo ed altri a cavallo colla scoi’ta di quaranta archibugieri ; ebbero le liete accoglienze, e furono lungo tempo trattenuti in piacevoli discorsi, quando ad un tratto Mustafà mise in campo la domanda d’una guarentigia pei legni somministrati a trasportare le genti in Candia. Impegnava il Bragadino la fede pubblica, ma pareva non se ne tenessero soddifatti i Turchi ; accusa-vansi anzi i Cristiani d’ avere nella scorsa notte trucidati nella rocca dugento schiavi musulmani : negava‘francamente e costantemente il fatto il capitano, e l’alterco facevasi vivo. Voleva Mustafà il Querini in ostaggio, dichiarava Bragadino non vi avrebbe acconsentito giammai. A un tratto ecco Mustafà ordinare che tutti fossero legati, poi fece impiccare Lorenzo Tiepolo, tagliare a pezzi il Buglione, il Martinengo, il Querini ; le feroci turbe de’ Turchi, sciolto il freno, si gettarono sugl’imbarcati, e parte ne fecero schiavi, altri maltrattarono, altri uccisero ; tutto nella città divenne ad un tratto profanazione ed orrore: il Bragadino, tagliatogli il naso e le orecchie, fu serbato ad essere testimonio della strage de’ suoi per poi sottoporlo a morte sopra ogni altra crudele. Poiché dopo undici giorni angosciosamente passati, condotto fra i più scurrili ludibrii e scherni nella piazza di Famagosta, sulla pietra della berlina gli fu levata dal corpo la pelle, e l’eroe fra quegli atroci tormenti solo a Dio raccomandando 1’ anima sua, recitava le parole del mìserère e con la invocazione di Gesù, rese l’ultimo fiato. Nè sazio ancora 1’ efferato tiranno, volle che quella pelle fosse empiuta di paglia, portata sotto l’ombrella rossa (insegna del capitano) e fra gl’ insulti per la città ; poi attaccata ad un’antenna del naviglio, qual trofeo di sua vittoria la portò seco a Costantinopoli (1). (1) La pelle del Bragadino sottratta dall’ arsenale di Costantino-