88 cristiana ed avere il favore del vento. Era un maraviglioso alternare di movimenti dall’una parte e dall’ altra, quando cessato improvvisamente il vento, e l’armata turchesca vedutasi di fronte le due galere grosse di Alessandro Bondul-mier e di Nicolò Trevisan, se ne sgomentò, tuttavia inanimata dal Barbarossa potè o profittando della irresolutezza degli alleati, o aiutata dalla sua buona fortuna, occupare quel sito dalla parte di terra, che aveano disegnato di tenere i capitani della lega, dal che avvenne che trovandosi in sito vantaggioso nè potendo i Veneziani rimorchiare ornai senza pericolo i loro navigli grossi, tutto il disegno della battaglia trovavasi cambiato. Si aggirava qua e colà colle galee sottili il Boria, allo scopo d’ ingannare il nemico e assalirlo, ma questo avvedutosi dell’intenzione tene-vasi stretto a terra in modo da non poter essere circondato. Il generale Capello ed il Grrimani altamente si querelavano dell’ inazione a cui si vedevano ridotti, e il pruno special-mente montato in una fregata andava attorno infiammando alla battaglia, e avvicinatosi al Doria gli disse : « andiamo, signore, ad urtare i nemici che fuggono (così interpretando quel movimento fatto dai Turchi per accostarsi a terra) ; il tempo, 1’ occasione, e le voci dei soldati ne invitano, la vittoria è nostra, sarò io il primo ad investire, nè altro aspetto che 1’ ordine di cominciare il conflitto ». Alle quali parola d’ un vecchio venerando ed esperimentato qual era il Capello, non seppe il Doria resistere, e tutta 1’ armata mosse contro quella di Chaireddin che già stava colle poppe volte a terra e le prore al mare. Dall’ una parte e dall’altra furono a certa distanza scaricate le artiglierie, ma nessuna delle due avanzava : non la turca, che temeva di esporsi al violento fuoco delle barche grosse veneziane ; non quella dei collegati, che sempre pensavano che i Turchi spaventati abbandonassero le galee cercando di salvarsi in terra,