361 zionato alla Repubblica, questi disse essere intenzionato di continuare la visita, però escludendo il vescovo di Padova troppo amico al precedente nunzio, dichiarava farsi sempre accompagnare da Agostino Valier vescovo di Verona molto intendente e pratico di siffatte visite e dei bisogni della città, al quale lascierebbe tutto l’incarico rimettendosi nel giudizio di lui. Il Collegio risposo con una scrittura in cui esprimeva tenersi molto soddisfatto del suo procedere e della stima che faceva del vescovo di Verona al quale intendeva lasciare tutto l’incarieo, e in questa forma potesse pure continuare, restando però affidata al patriarca la visita delle monache. Così il Senato a finire la controversia mostro piegarsi m grazia della persona del nunzio, restando pel fatto tutto il carico della visita al vescovo di Verona in cui la Repubblica metteva piena confidenza (1). Non cosi presto però si appianava altra controversia mossa dalle pretese del cardinale Giovanni Grimani patriarca t quileja in certa questione di giurisdizione pretesa da esso patriarca sul feudo di Tagetto nella terra di s. Vito, e di cui il Senato avea tagliato una sentenza siccome incompetente, a tenore del trattato 1445. Ma il patriarca si recò m persona a Roma presentando le sue scritture e scrivendo con termini poco misurati alla Signoria essere la sua persecuzione un seguito dell’antica persecuzione contro i preti (2). on è a dire quanto siffatto procedere in Venezia spiacesse ; ambasciatore Leonardo Dona appositamente mandato si adoperava con tutto l’impegno a persuadere il papa della giustizia della propria causa, ma invano, che il papa rispon-eva che la causa non era feudale, e che nel presente caso la Signoria non poteva essere giudice, trattandosi della giurisdizione della Chiesa di Aquileja che conveniva devolvere (1) Mem. pubbliche, ibid. (2) Mem. pub, Vol. VI. 46