498 E le medesime forme veneziane, specialmente la lingua, si diffusero altresì nelle isole del Levante, in particolare a Corfù, Zante e Cefalonia, i cui governatori portavano il titolo di Proveditori. Corfù contava nel 1576 circa die-ciotto mila abitanti, ed erano pochi alla coltivazione del suolo, che dava come principali prodotti vino, olio e sali (1). Le uve passe formavano le rendite principali del Zante, ma siccome erano ostacolo alla coltivazione de’ grani necessa-rii al mantenimento del popolo, il Governo avea decretato in molti siti lo stirpamento delle viti. Se non che il sindaco Andrea Giustinian recatosi sopra luogo si rifiutò di eseguire quel comando, adducendo che farebbe la ruina degli abitanti, perchè mentre un campo ad uva passa rendeva venticinque e fin trenta mila ducati di entrata, solo tre o quattro mila se ne ricavavano dal frumento, e accettò piuttosto il partito proposto dai cittadini di formare un deposito di ducati seimila per l’acquisto di grani. piti ricchi erano i prodotti di Cefalonia, molo fertile e abbondante di tutte le cose al vivere necessarie. Rendeva di frumento ed altre biade staia venti mila, di vino botti ottocento mila, d’ uve passe quattrocento mila, olio botti ducento, formaggi migliaia centotrenta, e inoltre lini, miele, manna, cotoni, bestiame, sale ma per solo consumo del paese. Avea dodici mila ducati di rendite, otto mila di spese, il resto andava parte in ispese straordinarie, parte non si riscuoteva. All’ uscire dal mar Adriatico dirigendosi a levante, aveano i Veneziani come posto avanzato contro i Turchi, l’isola di Candia. Più volte ribelle al governo veneto, frenata finalmente con trasportarvi parecchie colonie veneziane, la schiavitù alla gleba durava ancora nei cosi detti Parici, sebbene il governo veneto ne favorisse la manumis-(1) Andrea Giustinian, Relazione di Dalmazia e Levante.