1S spedì un’ altra per domandare invece, che tenendo Ì’ impe-ratore quel ducato per sè, vi nominasse governatore esso De Leva (1). Ma varii erano i pretendenti: oltre all’imperatore, che vi teneva diritto sovrano, desideravalo altresì il fratello Ferdinando re de’ Romani per uno de’suoi figli ; il re di Francia pel suo secondogenito Enrico duca d’ Orleans, profferendosi in cambio di rinnovare la sua rinunzia al regno di Napoli e d’ obbligare Enrico a rinunziare alle pretensioni, che avea per parte di sua moglie Caterina de’ Medici, alla signoria di Firenze e al ducato d’Urbino ; dicevasi vi aspirassero perfino i Veneziani, voce che l’ambasciatore Francesco Foscarini si affrettò di smentire, osservando che la Repubblica non vi avea un pensiero al mondo, bensì essere creditrice dai duchi passati di ben cento mila ducati, e spettarle de jure Cremona. Stavano adunque gli animi ansiosi di ciò che sarebbe a fare l’imperatore, quando trovandosi gli ambasciatori veneziani Tomaso Contarini, Marco Foscarini, Giovanni Dolfìn, Vincenzo Grimani, ad una cena, dal principe di Salerno in Napoli, vi comparve lo stesso imperatore in maschera come soleva fare di frequente (2) ; e messa la mano sulla spalla del Contarini gli disse: si presentasse il domani all’udienza. Così fece il Contarini; e Carlo V gli manifestò il desiderio che avea di rinnovare la lega colla Repubblica, ma che il silenzio di questa tenealo dubbioso, non avendo essa ancora punto esternato i suoi pensamenti dopo la morte del duca di Milano. E mentre così l’imperatore la sollecitava da una parto, non faceva meno il re di Francia dall’ altra, 1’ ambasciatore del quale leggeva al Collegio una scrittura diretta a mostrare i vantaggi che verrebbero alla Signoria e alla (1) Cod. MCCLXXIX, 'il. VII it. alla Marciana. (2) Cod. MCCLXXIX.