493 re il vitto. E se 1’ àbondanzia, come la chiamavano, comperava i frumenti e facea cuocere pane a basso prezzo pei poveri e ne mandava sui mercati per frenare l’ingordigia dei mercanti, non so se raggiungessero lo scopo, ma era ad ogni modo una necessità, poiché, scrive lo stesso rettore, tanti sono i poveri, che guai se non vi fossero questi provvedimenti ! A sollievo dei poveri miravano anche i Monti di Pietà, e forse con più opportunità governati che non sono ai giorni nostri. Quello di Brescia, p. e., prestava ad ogni povei’o bisognoso fino a tre scudi senza frutto ed interesse alcuno, passato un anno il peguo si vendeva, e il più del capitale sborsato si restituiva all’impegnante, ritenendo solo un marchetto (1) per ciaschedun pegno a vantaggio dell’uomo che ne avea cura (2). Famoso sopra ogni altro era il Monte di Pietà di Verona (3), ottimamente governato da gentiluomini e cittadini che prestavano sopra ogni sorta di pegni, col solo utile del sei per cento, fino alla somma di ducati ducento mila 1’ anno, ed a’ poveri della città e del territorio somministravano fino a quattro mo-cenighi (4) per ciascuno senza utilità di sorte, del che la povertà ne -sentiva grandissimo beneficio. Il Monte di Pietà di Treviso riceveva danari al quattro per cento mentre poi prestava al cinque, e poteva mantenere un giro di ducati quaranta mila l’anno pei grandi depositi che vi si facevano (5). A ciò si aggiungevano le distribuzioni di grano e miglio negli anni di carestia, la somministrazione di semine, (1) Moneta del valore di un soldo del peso di grani nove. (2) Relazione Paolo Correr 1562. (3) Rei. Alv. Contarini 1575. (4) Moneta coniata dal doge Pietro Mocenigo (1475) del valore di soldi venti. (5) Relazione Stefano Yiaro 1595.