91 strati di quella Repubblica così scriveva : « mai parlerò se non con quella riverenza maggiore cbe deggio, e specialmente di quello degl’ Inquisitori di Stato, che sono del corpo del Consiglio de’ Dieci, tanto avanzato sugli altri, quanto che per la suprema loro autorità si ponno far lecito non giudicar per la forma ordinaria dei giudizii, ma per il solo arbitrio de’ giudici, nè perchè alcuno ardisca opporsi ai giudizii suoi, giammai si veggono i loro processi, ne si ha pur cognitione della forma di essi, nè meno de’ propri, il qual rigore con suprema autorità fu loro concesso a maggior sicurezza del governo ». Cercò quindi mettersi nella buona grazia della Regina ed indurla a interporre i suoi uffizii col mezzo dell’ ambasciatore a Venezia, perchè la severa condanna di bando, della privazione degli onori e dei beni e con taglia sulla sua testa venisse annullata, supplico poi medesimamente il re, seppe procacciarsi la protezione del principe di Guisa, indi passato a Pamplona eravi rimasto tutto un mese, spesato e alloggiato in casa di un agente del marchese di Bedmar ambasciatore spaglinolo a Venezia, ricevendone anche onorevoli doni j si recò poi in Olanda, in Inghilterra, credettesi anche a Roma ; in somma tale suo contegno non era certamente acconcio a smentire la colpa per cui era stato condannato ; anzi 1’ interesse che prendeva ai casi suoi la corte di Spagna, l’avvalorava sempre più. Difatti l’ambasciatore Pietro Priuli mandava agl’ Inquisitori la copia d’ un passo d’ una lettera che il re scriveva al conte di Castro a Venezia : « avvisasse quello che avesse inteso della sentenza pronunziata contro Angelo Badoer, e quanto gli paresse che si potesse fare con lui ». (1) La ragione di Stato voleva dunque che fosse tenuto continuamente d’ occhio, e il senato ri- (1) 22 settembre 1612.