22 ciati i grani, tagliati gli alberi, distrutti i mulini, guastati i pozzi, versato il vino a ruscelli ; poi passando alle città non atte a difesa, furono demolite; volevasi frapporre un deserto fra le truppe imperiali e le francesi. Le popolazioni si ritiravano in massa nei boschi, erravano pel paese, cercavano ricovero nelle grotte delle Alpi da per tutto soffrendo orrenda miseria, poiché nulla era stato provveduto per sollevarle, anzi vieppiù aggravava i loro mali la spietata durezza del generale in capo Montmorenci (1), che non dando luogo a considerazione alcuna, sembrava invaso dal solo malefico genio della distruzione. Avanzavasi l’esercito imperiale, ma lentamente, molestato da piccole bande che sbucavano da’ boschi, calavano dai monti ; la mancanza dei viveri presto giungeva all’ estremo ; e prolungandosi 1’ assedio di Arles e Marsiglia le malattie cominciarono a diffondersi nelle truppe, e ne morì lo stesso capitano Antonio De Leva. Bisognò quindi pensare alla ritirata ; la metà . dell’esercito era perito, o ridotto inabile a portare le armi ; il resto perseguitato dai cavalleggieri nemici, seminava de’ suoi cadaveri la strada del suo ritorno in Italia, la quale vedeasi tutta ingombra di morti e di feriti, di cavalli e di arnesi, di armi e di bagagli, fino al Varo, che Carlo V ripassò il 25 settembre, due mesi appunto dopo la sua entrata in Francia. La campagna del 1537 dovea combattersi in Fiandra, e nello stesso tempo i Turchi, eccitati da Francesco I, do-veano penetrare nell’Ungheria, e fare uno sbarco nel regno di Napoli, mentre il famoso Barbarossa opererebbe di concerto colla flotta del re cristianissimo. A tanto possono portare l’ambizione e le irrefrenate passioni ! Codesta alleanza con uno dei principali monarchi della cristianità ispirò nuovi pensieri di guerra e di conquiste in Suleimano, il quale men- (1) Henry Martin, Histoire de Franee.