453 incumbenze e a conseguire tanta estensione di potere che diede motivo alla riforma del 1588.. Ma non può negarsi che molto a lui non dovessero la pubblica libertà, l’eguaglianza dei cittadini, il buon costume (1). Impedì il sorgere delle fazioni e 1’ usurpazione della sovrana autorità ; più volte punì le violenze di nobili contro cittadini e plebei ; con savie e vigorose disposizioni provvide al buono e quieto vivere della città. Rozzo il popolo e manesco dava motivo a leggi sempre più rigorose circa all’ uso delle armi ; disordini giavi succedevano, e il Consiglio dei Dieci qualificando l’ubbria-chezza siccome quella dalla quale derivavano 1 abbandono della moglie e dei figli alla fame, alla più orrenda miseria, le imprecazioni e le bestemmie (2), la lussuria e pei fino i delitti di sangue, ricorreva, secondo le idee del tempo, al terrore delle pene, e condannava 1’ ubbriacone alla galera (3). Non basta però il terrore a contenere il delitto, e più assai giova l’educazione morale e religiosa. Perciò neppur questa parte fu negletta in Venezia, e la Confraternita di S. Giovanni Evangelista introdusse fino dal secolo XIV (4) nel suo Oratorio l’ammaestramento dei fanciulli nella Dot- trina Cristiana, ammaestramento che andò poi sempre più dilatandosi, e diede origine al libretto denominato Dottrina del generale, molto più antico della istruzione composta dal Bellarmino (5) ; furonvi scuole per la educazione dei (1) Oltre alle molte sue provvidenze in proposito, va pur ricordata l’istituzione del Magistrato sopra i Monasteri (lo21, per riparo ai gravi disordini e scandali che in quell’ succedevano. (2) Istituzione dei tre esecutori contro la Bestemmia nel l„ó(. L’ archivio di questo Magistrato 1537-1797 comprende ' e le condanne per mala vita, attentati al pudore, bestemmie, bigamia, scandali, giuochi, bordelli, matrimoni clandestini, commercio di ebrei con donne cristiane, alloggi di protestanti, e mime stregherie e bevande. ~ An (3) Cons. X, ult. lug. 1671, Registro Comune, p. 4b. (4) Galliccioli, IV, p. 347. (5) Ib. IV, p. 349.