CONCLUSIONE 513 Comunque, tanto nel Lombardo-Veneto, quanto nella Venezia Giulia e in Dalmazia, all’italianità fu offerta la più bella occasione per dare esempio d’irreducibile resistenza agli attacchi teutonici e gli assalitori furono ributtati da ogni lato. E si osservò anzi che la civiltà tedesca, a contatto con l’italica, finiva col disarmarsi da sè medesima, per inchinarsi alla tradizione latina ed affratellarsi con un elemento che si palesava superiore e perciò era degno di rispetto e venerazione. Fallita dunque la prima prova, ne fu tentata da Vienna una seconda, ossia la slavizzazione degli Italiani, in quanto che furono gli Slavi giudicati refrattari ad ogni delicatezza civile, più adatti perciò dei Tedeschi a sottomettere senza riguardi l’elemento latino. Ed io ho dimostrato a suo tempo come l’accanimento sloveno e croato verso i nostri confratelli dell’altra sponda sia, più che una conseguenza inevitabile delle lotte nazionali che travagliano la duplice monarchia, un prodotto artificiale, figlio di quel sistema di governo (divide et impera) cui si ispira la politica viennese. Ciò è comprovato dal fatto che gli Jugoslavi indipendenti non hanno mai celato le loro simpatie per la nostra patria: il che viene a coincidere col pensiero del grande Mazzini, il quale intravvedeva la futura grandezza d’Italia nell’alleanza con la famiglia slava. Ma pur contro il nuovo e più terribile assalto la fibra latina spiegò le più valide energie. Io 33. — G. Cassi.