247 angustiato allora dalle guerre tra i proprii figli, tenevasi pago di mille ducati pel ristauro delle mura di quella città bombardata dal Contarmi. In tal condizione correvano le cose, quando in quel-l’anno 1559, vennero a morire, oltre a papa Paolo IV, il re di E raucia Enrico II, per una scheggia entratagli in un occhio torneando col signor di Mongommery, e il doge Lorenzo Priuli in età di settanta anni, uomo savio, di buona ed onesta vita e laudevoli costumi, dopo due anni e mezzo di governo, con dispiacere generale di tutta la città (1). Al doge Lorenzo Priuli fu dato successore, il primo settembre lo59 il fratello Girolamo e acerbo dissapore avvenne fin da principio con papa Pio IV. Avea questi eletto T ambasciatore veneto a Roma, Marc’Antonio Da Mula, al vescovato di Verona, e ciò era contro alle istituzioni veneziane che severamente proibivano agli ambasciatori ricevei e alcun dono o grado da’ principi a’ quali erano mandati. Ne fu fatto grande scalpore a Venezia : dicevasi violata la maestà delle leggi, allargata la briglia alle ambizioni, conveniisi mettere pronto e vigoroso riparo, nè doversi permettere che per una colpevole tolleranza 1’ esempio divenisse funesto. Laonde fu prestamente spedito a Roma il secretano Giovanni Formenti con ordine di presentarsi tosto a Pontefice e ringraziarlo delle sue buone disposizioni verso à Repubblica, facendogli però conoscere insieme che per le patrie leggi era vietato al Da Mula accettare il disegnato--, i vescovato, e dovere anzi egli tosto restituirsi in patria. " U^a valsero le proteste del Da Mula e del papa stesso, che spontanea era stata 1’ elezione e non punto da alcun ma-ooggio promossa, chiedendo che perciò volesse la Signoria a meno Asciare l’ambasciatore nel suo posto, al che, e non G-irolamo Priuli doge LXXXIII 1559 (1) Cronaca Lippomano 281.