440 disordine della piazza, a ruma di molti, e a poco onor del pubblico, sarei di opinione che si andasse continuando con nuova erezione di questi banchi; ma perchè la maggior paito ha sortito fin pernicioso, non so con qual pensiero, nè con quale speranza si possa abbracciar quel partito che quasi ogni volta che l’avemo approvato, ne è riuscito notabilmente nocivo. Abbiamo casi recenti nella memoria, anzi avanti gli occhi ancora della confusioue e del danno grande che ha apportato il fallimento dei banchi a questa città: le case nobili e ricche, oscurate ed oppresse; molti mediocri o poveri desolati o grandemente abbattuti, donr zelle restate senza dote, vedove senza sussidio, pupilli senza nutrimento ; i raercadanti da questi colpi percossi, i negozi disordinati, le entrate pubbliche diminuite. Tutte queste persone avevano interessi nei banchi, tutte queste case erano connesse con i medesimi, i quali rumando, per necessità causavano l’eccidio di tutte l’altro case che da quei dipendevano. E amplissimo il negozio dei banchi, come sanno le Vostre Eccellenze ; include il beneficio di tutte le sorti e di tutte le condizioni di persone, non è alcuno, abbia o poco 0 molto, che ili quei non sia interessato; sostentandosi il Banco, si mantiene il bene di tutti; cascando tira con sè universal ruma, la qual anzi non succede senza qualche de-nigi azione della dignità pubblica, poiché essendo per pubblico decreto i luoghi autenticati, avendo continuamente 1 assistenza di un magistrato particolarmente deputato e istituito per tal carico, bisogna credere che non senza nota della reputazione pubblica, nascano i disordini ed i fallimenti. Le piaghe sono ancora vive, le cicatrici sono ancora aperte del detrimento e della iattura che la falligione dei banchi suol apportare a questa città. Se ancora non si sentissero 1 dolori, non si vedessero le ferite, si potria nasconde! e tal mancamento, ma la cosa è tanto evidente che non