328 L’ADRIATICO zioni e fresca del successo riportato contro i Barbareschi. Questa debolezza della Repubblica era nota a tutte le potenze e se ne ha una prova anche nel fatto che nel 1782, quando cioè la Czarina e Giuseppe II si abboccarono per la spartizione della Turchia europea, e nuovamente nel 1795, allorché l’Austria esclusa dal secondo smembramento polacco ripropose a Caterina quel progetto, si pensò d’applicare verso Venezia gli stessi principi usati verso l’infelice Polonia. In breve, il progetto di spartizione della Turchia comprendeva pure il territorio veneto; e se con esso l’impero abbandonava alla Russia la Balcania orientale, voleva per sè, oltre ai principati danubiani, alla Bosnia-Erzegovina ed alla Serbia, anche la terraferma veneta, l’Istria e la Dalmazia. Il programma dell’Austria non si accontentava adunque degli sbocchi del Danubio ma tendeva al dominio pieno ed incontrastato dell’Adriatico, con l’esclusione dei Russi e dei loro confratelli, i Serbi. Naturalmente la Czarina non accettò nè l’una volta nè l’altra che l’alleata facesse la parte del leone. E chiaro che le aspirazioni austriache, che si realizzarono con la pace di Campoformio (1797) e col trattato di Berlino (1878), sorgono contemporaneamente ai successi di Caterina II sul Mar Nero e nei Balcani e trovano in essi una parvenza di giustificazione. Conviene poi ricordare che all’inizio del grande