20 tava diritto per parte di sua madre, non ostante le dimostrazioni che faceva l’imperatore di volerla difendere. A tanta burrasca che vede vasi ogni dì più avvicinare, la Repubblica non ristava di scrivere all’ imperatore allora a Roma, volesse pur alla fine nominare il duca di Milano, accettasse come tale il duca d’Angoulème terzogenito del re, se l’Orleans non gli convenisse, ma evitasse sopra tutto di promuovere nuovo incendio in Italia. E 1 imperatore, fatti chiamare la seconda festa di Pasqua tutti gli ambasciatori, si ridusse con essi nella camera del papa, ove era gran numero di cardinali e vescovi, e sedendo ad un tavolino appresso al pontefice, incomincio un lungo ragionamento. « che era venuto in Italia per visitare i suoi Stati e domandare a Sua Santità un concilio per regolare le cose della Chiesa ; che Sua Santità v’ era ben disposta, ma che era impossibile il parlarne se prima tutt’ i principi cristiani non fossero in pace ; eh’ egli 1’ avea “sempre procurata, ma il re di Francia aver sempre fatto il contrario, e dacché era stato proposto dalla corona germanica, avea continuamente cercato di fargli guerra : narrò quindi tutto il successo, e come il re avea mancato alle capitolazioni ; ora muovere contro la Savoja per far dispetto a lui ; dover esser quindi scusato se egli imperatore vedevasi costretto ad entrare di nuovo in guerra dopo tante provocazioni ; che tuttavia per evitare i danni che ne deriverebbero a tutta la Cristianità, sarebbe contento di combattere col suo rivale a corpo a corpo ; che quanto al ducato di Milano, egli ben lungi dal volerlo usurpare, sarebbe contento darlo all’ Angoulème, ma col consenso dei confederati e malleveria della pace ; che se poi il re volesse assolutamente la guerra, saprebbe anch’egli sostenerla. Poi presentò una scrittura domandando la cessazione delle ostilità nella Savoja ; la restituzione di tutto lo Stato al duca Carlo IH ; la revocazione d’o-