215 pubblica di Venezia, nè poteva ammettersi un residente protestante pel favore del quale facilmente 1’ eresia troverò obe adito a penetrare. Rispondeva# il Pesaro : non trattarsi di fede ma di Stato; che i protestanti erano signori grandi e principi e tenevano quasi tutta l’Alemagna, che avevano la mira di opporsi alia grandezza dell’imperatore il che molto giovava alla Repubblica, che se poi volessero guardare alla fede, ben altro bisognerebbe fare e pensare a raffrenare coloro che fanno simonia (1) (accennando ai preti) Soggiungeva l’altro che appunto la materia del-Archiew era materia di fede, imperciocché la domanda di lui tendeva a procacciarsi stabile soggiorno in Venezia e poter parlar liberamente e vender i suoi libri, e che sarebbe scandalo grande per tutto il popolo veder un luterano in pubblico aspetto a Venezia, città religiosissima; quand’ anche, come alcuni proponevano, non gli fosse dato il titolo di agente, col solo riconoscerlo in Senato gli si darebbe motivo di presentarsi ad ogni occasione che gli piacesse, cosa non poco sconvenevole. Prendeva poi a parlare il Trevisan e sosteneva non esser materia di religione, perche, diceva : « questi protestanti non hanno a trattar con noi di cose di fede, ma solo di Stato, come all’evidenza provano le lettere dell’oratore Mocenigo il quale scrive che in Augusta gli fu detto da uno che può sapere i segreti dei protestanti, che le lor signorie desiderano di passare di buona intelligenza con questa Repubblica incaricando perciò 1 Archiew di una lettera da presentarsi in Senato ; che sarebbe cosa inurbana non leggere una lettera che vien mandata, e che quando fosse stata accettata ben si conveniva rispondere alle sue parti. E quanto al tenere in questa città un loro agente, opinava che avendo mandato un semplice (1) Così leggesi in altro Codice Cicogna.