218 amministrando inoltre ragione e giustizia fino che altramente fosse deliberato, e facendo eseguire i decreti della Repubblica quanto alle gravezze ed altro (1). Ma il cardinale Marin Gfrimani a questi tempi, oltrepassando i limiti del suo potere, avea fatto toglier via dalla loggia di Ceneda le insegne di s. Marco, e proclamare che nessuno avesse più a ricorrere in appello a Venezia sotto gravi pene (2), intendendo usurpare a sè la piena giurisdizione sopra quella città. Il Senato a tale notizia, prontamente raccoltosi, avea nominato un podestà che immediatamente dovesse recarsi ad assumervi il governo in nome della Repubblica. Di ciò fu levato grande scalpore a Roma, ove il G-rimani avendo ricorso, il Senato incaricava il suo oratore di sporre chiaramente al papa le buone ragioni della Signoria risultanti da carte e documenti, e gli abusi da quel vescovo commessi (3). Tuttavia la cosa prendeva un aspetto sempre più grave, quando alla morte allora avvenuta del cardinale, la Repubblica dopo lungo scambio di note e rimostranze, consentì finalmente a restituire il vescovo di Ceneda nella sua condizione di prima, ritenendo che il papa farebbe tale elezione che fosse di aggradimento di lei (4). Fu eletto Michele dalla Torre udinese, e la contenzione pel momento quietò, ma solo per ridestarsi in appresso più viva che mai. Benché la Repubblica volesse assolutamente tenersi quieta, nulla di meno il gran movimento d’armi in Germania obbligavala a prender a’suoi servigi per tre anni il duca Guidobaldo d’Urbino (5), risoluzione questa che diede motivo a supposizioni eh’ essa mirasse a favorire e soste- fi) L’ esposizione del fatto leggesi in Secreta 19 Giugno lodi». (2) Cod. DCCCVIII, ove si leggono le dispute in Senato sulla Rldit6rid<> (3) 13 Agosto 1546, Secreta. (4) Genn. 1547, ib. (5) 17 Giugno 1546, ib. %