244 facevano, senza di’ egli ne sapesse, e che sebbene avesse ordinato l’udienza pubblica, scopriva che dai ministri era interdetta l’entrata ad ognuno o concessa solamente a chi loro piaceva ». Poi voltatosi verso il governatore disse : « A voi tocca questo carico di farci sapere tutto quello che si fa di fuori, poiché noi che siamo fra questi muri rinchiusi, il più delle volte non possiamo sapere quello che si fa se non ci vien riferito. Sino dal principio del nostro pontificato, volevamo ordinare che fosse fatta una cassella serrata e fosse posta in pubblico, nella quale ognuno potesse metter ogni sorta di scrittura per potersi aggravare e dolere senza rispetto d’ogni oltraggio e danno che gli venisse fatto ; ma ci fu dissuasa con dire molti tristi formeriano scritture e querela contra buoni, il che saria stato causa di molti scandali, ma che ora intendeva che non erano uditi li poveri nè introdotti all’ udienza, e che molte cose si facevano che non stavano bene. Per il che se non si mutava stile, giudicava che saria forza metter la cassella in pubblico a ciò ognuno potesse senza rispetto domandar giustizia, e che se lo facevano irare faria come Pietro di Anania. E parlo con tanta veemenza e alterazione che non ardì alcuno di aprir bocca». E parlando de’ nepoti, disse (1) « che se alla vita di papa Paolo III tanto celebre per li suoi fatti e gesti magnanimi si avesse levato il velo dagli occhi suoi delli propri nepoti che lo trattennero sempre, come quelli di Sua Santità fin qui avevano fatto, non avrebbe veduto in vita sua la morte dolorosa di Pier Alvise duca di Parma e Piacenza suo figliuolo, nè poi avrebbe finito sì gloriosa vita con morte così infame, morendo disperato come fece per cagion delli nepoti suoi ». (1) Ibid. p. 186.