27 assediò, sebbene invano, Napoli di Romania e Malvasia, che erano ancor rimaste alla Repubblica dopo la cessione di Mo-done e Corone, ma Chaireddino prese Sciro, Patmo, Egina, Nio, Stampalia ed approdò nel dicembre 1537 a Paros isola famosa pei suoi marmi, nella quale Bernardo Sagredo si difese gagliardamente finché, mancante di munizioni, dovette arrendersi e fu condotto via tra i prigioni : liberato poco dopo, per opera d’ un Raguseo rinnegato, tornò a Venezia. Tine, venuta in potere dei Turchi, si rivendicò tra breve m libertà, mandò a chiedere un presidio veneziano a Can-dia e si mantenne poi nel dominio della Repubblica; Nasso, sebbene pattuisse un tributo di cinquemila ducati col Barba-rossa, non potè tuttavia salvarsi dalle depredazioni che vi fecero quelle barbare genti. Può destar maraviglia che nulla facessero i Veneziani a tutela di quelle isole, però convien riflettere che esse non erano nella diretta dipendenza della Repubblica, ma possedute da particolari famiglie, le quali non vedesi che richiedessero di soccorso la madre patria, nè n’ ebbero il il tempo ; che in troppo gran numero erano, perchè Venezia potesse proteggerle tutte senza grande sparpagliamento di forze; che infine vi sarebbe stata sol poca probabilità di successo. Bene fu consultato fra i capitani, dopo levato Tasse-dio di Corfù, se fosse stato da inseguire la flotta turchesca e venir con essa a battaglia, ma prevalse il consiglio più prudente, sebben meno onorevole, di. evitare lo scontro, e di contentarsi di andare all’ espugnazione di Seardona nella Dalmazia allora in mano dei Turchi. Ottenutala, volevasi dapprima fortificarla, poi fu giudicato più utile e sicuro partito distruggere i castelli e limitarsi ad aver sottratto al nemico quel ricetto. L assalto di Ostrovizza non riuscì * ed ogni cura fu volta a ben fortificare Corfù pel caso di nuovo assalto.