AUSTRIA, FRANCIA, ITALIA	387
v’è però una differenza ed è che la politica di questo secondo stato tornava a tutto svantaggio dellTtalia. Gli Austriaci infatti, signori della vai padana, potevano, con piccolo sforzo, esercitare il loro dominio sulla Penisola; ed infatti riuscì loro facile, nella primavera del 1815, mandare a picco l’impresa liberatrice ma temeraria del Murat, il quale forse avrebbe conseguito lo scopo, solo nel caso che avesse potuto assecondare, con una flotta adeguata, le mosse dell’esercito e con essa minacciare il nemico alle spalle.
  La Carboneria vagheggiò una Libera Ausonia, dominatrice di tutti e tre i mari d’Italia. Il re del mare ed il re della terra, ai quali sarebbe spettato il potere esecutivo, danno lo sfondo al quadro raffigurante la patria che riprende l’antica missione marinara. Inutile aggiungere che queste rivendicazioni non poteano piacere all’Austria; alla quale non garbò pure il rimaneggiamento della carta d’Italia sognato dai Concistoriali, appunto perchè si proponevano di scacciare lo straniero dalla Penisola, rafforzando, con le Marche, il Borbone di Napoli e dando a Francesco IV di Modena un regno, che avrebbe compreso Parma e Piacenza, metà della Lombardia e la Venezia. Tale setta non emanava, per il suo programma di spartizione e per gli uomini che la componevano, dalla libera coscienza italiana. ìì lecito quindi ammettere che fosse opera della diplomazia russa, come con fondamento si