342 ai loro nemici, mentre il re, lacerato dai rimorsi, inquieto dell’ avvenire, avviavasi, giovanissimo ancora, rapidamente incontro al sepolcro. Era riuscito ai maneggi di Caterina e de’ suoi agenti di far eleggere, alla morte di Sigismondo ultimo della stirpe de’ Jagelloni, in re di Polonia il proprio secondo figlio Enrico duca d’ Angiò. Gli ambasciatori polacchi erano stati accolti splendidamente a Parigi e il 10 novembre 1573 il nuovo re di Polonia, dopo aver giurato nella chiesa di Nostra Donna di conservare inalterabilmente tutt’ i diritti e privilegi de’ suoi sudditi polacchi e lituani, erasi recato a prender possesso dell’ offertagli corona. Ma l’aveva appena assunta, che giunsegli la notizia della morte di Carlo IX, succeduta il 30 maggio del 1574 in età di soli ventiquattr’ anni, e per la quale egli veniva chiamato alla successione. Già presa a noia quella vita polacca, sì lontana dalle dissipazioni e dai piaceri della corte parigina, pensò tosto di ricondursi in Francia, e temendo incontrare opposizioni alla sua partenza, si sottrasse di notte tempo e in tutto silenzio, come un malfattore, portando con sè per trecento mila scudi di gioie della corona (1), nè si arrestando finché non fu fuori del territorio polacco. Evitando la Germania centrale, ove sapea essere mal veduto per la strage degli Ugonotti, si diresse per 1’ Austria e l’Italia, ebbe lieta accoglienza dall’imperatore Massimiliano che desiderava fargli sposare la vedova di Carlo IX sua figlia, e il consigliò d’imitare in Francia la tolleranza che egli stesso adoprava in Austria (2). Da Vienna pervenne Enrico alle terre della Eepubblica. Appena n’ ebbe notizia il Senato che deliberò fargli tale accoglimento atto a dargli un’ alta idea della magnificenza della Repubblica, e a guadagnarsene 1’ animo. Mandatagli ampia patente di passag- 1 2 (1) Henry, Hist. de France, t. X. (2) Ibid.