16 cese in lui più che mai il desiderio dell’ acquisto di quel Ducato. Coi'reva grande nemicizia fra lo scudiero Maraviglia nobile di Milano, fratello della madre del gran cancelliere Francesco Taverna e provisionato dal re Cristianissimo, ed uno di casa Castiglione, tra le principali di quella città, e benché ad insinuazione del duca le due parti si fossero apparentemente riaccostate, accadde che, qualunque ne fosse il motivo, il 4 di luglio 1BB3 il Castiglione venisse ucciso da alcuni stipendiati del Maraviglia, mentre se n’ andava senz’ avvertenza per la strada. L’indomani il Maraviglia fu condotto alle carceri e con processo sommario, essendo manifesto il delitto e confessato da lui stesso, fu nella notte del 6 di quel mese decapitato. Molto si dolse il duca della morte di quei due gentiluomini, l’uno ucciso a tradimento, 1’ altro per man di giustizia, ma voltosi al Basadonna, allora oratore della Repubblica a Milano, gli disse : Mi è caro Socrate, mi è caro Platone, ma piu cara mi è la giustizia (1). Il re di Francia per altro appena n’ ebbe notizia, che montato in gran furore, diceva : il Maraviglia essere stato suo ambasciatore ; colla sua morte, data cosi precipitosamente, essersi fatta ingiuria a lui suo padrone ; avrebbe dovuto il duca mandare a lui il processo e giustizia sarebbe stata fatta. E scrivevane all’imperatore, alla Repubblica di Venezia, a’ principi di Europa, allo stesso duca di Milano protestando volerne trarre vendetta. Rispondevagli il duca e facevagli dal suo oratore in Francia rappresentare : nessuna ingiuria aversi voluto fare a S. M. ; che il Maraviglia non vestiva punto il carattere d’ ambasciatore, non qualificandolo tale nè la lettera credenziale, ove semplice-mente dicevasi che veniva a Milano per interessi partico- (1) Amicus Sócrates, amicus Flato, sed magis miài amica justi-tia, Sanuto LVIII, 270.