EGEMONIA DI VENEZIA 257 Durante il regno di Federico II « principalmente i Veneziani importavano nei porti di Puglia legnami di Carnia e dell’Istria, di cui facevasi là molto consumo nella fabbrica di barche, ed esportavano vino, olio, grano ed altre vettovaglie; ma avevano ancora l’industria particolare del sale, per cui moltissime le loro relazioni con Ravenna, Cervia e Cesenatico in Romagna... Pur non essendo padroni di Barletta, potevano i Veneziani esportar sale da quelle saline, come servirsi del porto di Salpi, in cui metteva capo tutto il commercio della regione garganica, prima della fondazione di Manfredonia, mentre molte relazioni avevano anche in Siponto » (I). Continuarono gli stessi rapporti anche durante il regno di Manfredi, ma si mutarono sotto Carlo d’Angiò, il quale si pose a favorire i banchieri fiorentini e lasciò liberi i pirati provenzali di commettere rapine a danno dei propri sudditi; si rialzarono le sorti del mercato veneziano con Roberto e gli ultimi Angioini e così con gli Aragonesi, ma la Repubblica non rinunciò mai al programma, lungamente vagheggiato, d’impadronirsi cioè anche politicamente di quegli scali pugliesi, in cui da secoli esercitava un intenso traffico (*). Iyo scopo sarà raggiunto solo allo spirare del sec. xv, ma l’acquisto non potrà essere mantenuto. (*) Carabeleese e Zambeer, op. cit. (2) Carabeeeese e Zambeer, op. cit. iy. — G. Cassi.