CONCLUSIONE 5«5 Tutto ciò si collega alla storia dell’Adriatico. Infatti che cosa'si proponeva con le sue insistenze la monarchia danubiana, se non di restringere ai vincitori dei Turchi i vantaggi da essi conseguiti, ed in particolare di tenerli lontani il più possibile da quella riva dell’Adriatico, sulla quale essa intendeva di non vedere sminuito il proprio prestigio ? Vero è che il punto di vista di Vienna fu accettato dalla Conferenza di Londra e quindi anche dal Gabinetto di Roma. Eppure a me sembra che la diplomazia sia stata troppo compiacente verso l’Austria o dirò meglio verso gli imperi centrali. Ciò, io credo, convinse l’Italia che non era opportuno allontanarsi dall’indirizzo di politica estera seguito fino allora, e la dispose perciò a rinnovare l’8 dicembre 1912, in anticipazione e senza modificazioni, il trattato della Triplice. Ma il quadro degli avvenimenti era, dopo il 1908 e più ancora dopo le guerre balcaniche, profondamente mutato. Onde avvenne che se da un lato la nostra patria si manteneva fedele all’alleanza, dall’altro non potè seguire l’Austria nel nuovo indirizzo politico balcanico, il quale, data la situazione generale, non offriva alcuna garanzia di pace. Questo indirizzo conteneva anzi, inutile celarlo, i germi non soltanto d’un conflitto austroserbo ma d’una vera e propria conflagrazione europea: i fattilo attestano. Per di più esso mirava ad ingrandire la posizione dell’Austria ed a rafforzarla neH’Adriatico ; ed a quest’opera l’Italia non poteva certo prestarsi senza rinnegare sè stessa.