DEI GRAN FEUDI io3 contee con titolo ereditario. Tale fu quella di Fiandra data da quel principe a Baldovino legittimando il suo maritaggio colla figlia Giuditta. La cronica di San-Bertin cita all’atto di questa donazione una carta A'autorità il cui effetto doveva essere perpetuo, e ciò per distinguerla dal semplice brevetto con cui Liderico bisavolo di Baldovino avea ottenuta quella contea (Doni. Bouq. torà. VII pag. 268). Carlo il Calvo lasciò nell’856 ad Herispoe quanto possedeva nel regno di Neustria dopo le precedenti cessioni da lui fatte ai Brettoni ( ibid. pag. 355 e 366). Il racconto di Ademar di Cliabanais non permette di dubitare che Wulgrin parente di Carlo il Calvo non abbia collo stesso titolo avute le contee di Perigord c di Angou-mois. E vero clic Wulgrin non potè essere inviato in Aqui-tania da Carlomagno, come dice quel cronografo, ma questo anacronismo non minora la sua testimonianza sul punto essenziale. Se ci mancano i titoli precisi di tutte le concessioni perpetue dei gran feudi, indicheremo almeno qui sotto l’epoca nella quale si operò generalmente tale rivoluzione e come i duchi e i conti maggiori che aveano la gran legazione divenissero signori dominanti nelle terre del loro distretto. I conti meno potenti, vassalli dei gran feudatarii, pretesero allo stesso diritto nella estensione delle loro contee. Gli uni e gli altri si godevano le rendite del fisco c conducevano alla guerra i loro vassalli. Questo stabilimento incontrò delle opposizioni per parte dei vassalli immediati clic ricusarono lunga pezza di riconoscere per signori i duelli cd i conti maggiori alla cui giurisdizione erano stati sin allora soggetti. D’altronde per quauto fosse sformato il governo, l’editto di Verne dell’884 dimostra che rimanevano ancora legati olissi, centenari, scabini ed uomini liberi che non erano ancora entrati in vassallaggio (Bai. Ca/j. toni. II). E vero che la funzione di questi legati era quella di sostenere i vescovi ai quali si aveva affidato il gran governo (ibid. cap. 5 c seguenti), ma questi agenti del governo politico provano eh’ esso ancor sussisteva e che la rivoluzione non si operò che successivamente a misura che l’autorità del re s’indeboliva c diminuivano le sue prerogative regali.