250 l’adriaticó sottrarsi all’egemonia economica del maggiore di loro, il comune di Milano. Ebbene, Venezia nel sec. xiii è per le città italiane, interessate alla libertà di navigazione sull’Adriatico, quello che Milano era stata nel sec. xn per i comuni della valle del Po. E quando le questioni si componevano e tacevano le armi, allora era giocoforza che l’equilibrio, su cui poggiava la pace, si raggiungesse momentaneamente con trattati. Questi trattati per la mancanza d’un’autorità centrale che li facesse osservare, erano di breve durata e venivano rinnovati, dopo ogni periodo di lotta, quasi integralmente. Il Minotto (*) e il Pasolini (2) hanno raccolto e pubblicato parecchi documenti a questo riguardo ed io li ho voluti prendere in esame per sapere di preciso in che consistessero quegli accordi che tante volte vennero segnati fra Venezia ed altre città italiane. Ne darò qualche cenno. Ferrara, ad esempio, giurava nel 1177 di lasciar libera a tutti la navigazione del Po; nel 1230 concedeva ai Veneziani libero transito e dimora sicura nella città e nel territorio ed esenzione da dogana, e s’impegnava a far sì che ognuno potesse (*) Documenta ad Ferrariam, Rhodigium, Policinium ac Marchiones estenses spectantia, Venetiis, 1873; Documenta ad civitates Romanìolae nec non Marchiam Anconitanam et Um-briam spectantia. Venetiis, 1873. (2) Delle antiche relazioni fra Venezia e Ravenna (Arch. stor. ital., serie III, voi. 12 e 13).