DEI RE FRANCESI DI TOLOSA E D’AQUIT. 169 cliò non seppe farne uso pel bene de’suoi sudditi. La condotta licenziosa e tirannica de’suoi ministri autorizzata dalla sua negligenza, sollevò contra lui tutti i signori del paese, e a loro invito Carlo suo zio si recò nell’848 a Limogi facendosi incoronare re d’Aquitania. L’anno dopo s’impadronì di Tolosa e poscia della Settimania. Pipino chiamò in suo aiuto Carlo di lui fratello cui Lotario teneva presso di sè} ma Carlo uscì dalla corte di suo zio con alcuni signori che aveva indotti a seguirlo e si affrettò di raggiungere il fratello. Incontrò per altro la sciagura di cadere in una insidia orditagli da Viviano conte del Mainc c per cui con tutto il suo seguito fu condotto a Carlo il Calvo die lo mandò al monastero di Gorbia dopo avergli fatto solennemente dichiarare nella chiesa di Chartres che di sua piena volontà e senza violenza abbracciar voleva lo stato ecclesiastico^ in conseguenza di che i vescovi presenti gli aveano dato la tonsura ( Hist. de Lang. tom. I pag. ò46 ). Gli Aquitani leggeri e incostanti si annoiarono ben presto del governo di Carlo il Calvo, e Pipino che si era tenuto nascosto mentre egli trovavasi in Aquitania, ricomparve dopo la sua partenza e riuscì di riguadagnare la nobiltà clic nell’ anno 85o lo acclamò di nuovo a re. Per guarentirsi contro lo zio egli venir fece in Aquitania i Normanni che presero Tolosa e l’abbandonarono al saccheggio. Nel tempo stesso si alleò coi Saraceni di Spagna, i quali imbarcatisi sul Mediterraneo fecero uno sbarco sulle spiagge della Settimania e la devastarono. Colle quali atrocità Pipino si alienò il cuore di quelli che lo àveano ristabilito sul trono e l’anno 852 gli volsero le spalle per rientrare sotto il dominio di Carlo il Calvo. Pipino da Sanzio duca di Guascogna fu consegnato a Carlo che condottolo a San-Medardo gli fece a suo malgrado indossar l’abito monastico e lo lasciò in partendo sotto buona custodia. Pipino tentò fuggire dal suo ricetto} ma scoperta la sua intenzione e convinti due religiosi di avervi avuto parte, furono dalla comunità rigettati, degradati e poi esiliati. Si obbligò lo sciagurato Pipino a dare un nuovo giuramento di fedeltà a Carlo e di promettere di vivere nell’ esatta osservanza della regola. Gli Aquitani sempre inclinevoli alla rivolta chiesero nell’anno 853 a Luigi re di Germania il