no DISCORSO PRELIMINARE cd il carattere de’suoi abitanti: quindi soltanto verso I’an-no 1024 Corrado il Salico accordò ai suoi fedeli la trasmissibilità dei feudi dai figli del vassallo ai suoi nipoti ed a colui il cui fratello fosse morto senza figli di poter succedere nel feudo appartenuto al lor padre comune ( Esd des Lois, lib. XXXI cap. 3o). Questa disposizione della legge di Corrado quasi letteralmente trascritta dal capitolare di Quiersi dell’877 fece rapidi progressi giacché sotto il regno di Enrico IV era quasi generalmente stabilita l’eredità dei feudi (Pfcffel, toni. I pag. 288). V ’ Quanto all’Italia si sa che i Romani divenuti padroni del mondo, fecero consistere la felicità nei giuochi e negli spettacoli, e che l’urbanità fu per essi l’apice delle virtù sociali. ion(,o di queste usanze fu lo stesso dopo la caduta dell impero. Parecchie leggi di Teodorico annunciano che egli prese cura di restituire le città al loro antico splen-doie tacendole abitare da liberi proprietarii. I Greci vincitori degli Ostrogoti furono discacciati dai bombardi che ai primi magistrati civili sostituirono dei Questi ciuchi dapprima amovibili sotto il regno di Alboino, formarono l’aristocrazia con cui si governò la nazione quando dopo l’uccisione di Cleffo fu abolita l’autorità regia. Autberi figlio di questo principe eletto re dagli stessi duchi confermò la loro autorità e la riconobbe ereditaria [Paul. Dioc. Hist. Longobardi) Sotto Carlomagno i conti chiamati indifferentemente anche col nome di duchi, possedettero le loro contee come aveano fatto delle proprie i duchi lombardi. ^Leggcsi negli annali di Fulda che nell’883 Carlo il Grosso s inimicò ¡ grandi del regno d’Italia, spogliando Guido ed alcuni altri duchi dei benefizii stati conceduti ai loro bisavoli, i cui figli li aveano trasmessi ai loro padri (Doni. Poucj. tom. Vili pag. 44. ) La possessione di Guido e di altri conti rimontava dunque sino al tempo del conquisto d’Italia. Luigi li nominò legati temporanei per comandar le milizie del ministero di Guido e di quello di Berengario che