2j4 CRONOLOGIA STORICA Dammartin in un al bastardo di Borbone alla testa di un esercito numerevolc per porre sotto la sua mano le terre del conte. La fuga del ribelle rese facile tale spedizione che fu più un possesso che non un conquisto. Nel tempo stesso (era allora il mese di maggio) il parlamento di Parigi intimò al conte d’Armagnac di comparire il 28 settembre seguente, locchò a sua istanza fu più volte prorogato. Finalmente Giovanni V avendo sempre ricusato di comparire fu dalla corte con decreto 7 settembre del 1470 pronunciata la confisca della persona e dei beni. I suoi possedimenti benchò promessi al duca di Guienna fratello del re, furono divisi tra Dammartin e i principali signori che lo aveano accompagnato, ad eccezione della contea di Rodez che fu dal re unita alla corona. Partita che fu l’armata francese si recò il conte d’Armagnac a Bordeaux presso il duca di Guienna e lo indusse a ristabilirlo ne’ suoi beni. Morto il duca il 28 maggio 1472 il re fece marciare contra il conte d’Armagnac nuove milizie sotto la condotta di Pietro di Borbone sire di Beaujeu. Il conte venne assediato in Lectourc e ben presto cominciando a difettare di viveri chiese il i5 giugno di capitolare. Fermati gli articoli consegnò la piazza al generale, il quale dopo averne preso possesso congedò il suo esercito; c il perfido conte profittando di quest’imprudenza fece arrestare-sulla fine di ottobre il sire di Beaujeu per opera del cadetto d’ Albret signore di Saint-Bazeille. A questa nuova il re trasportato dalla collera si mise in campagna e si avanzò sino alla Rochclle donde fece raccogliere la nobiltà di Linguadoca per recarsi di nuovo all’assedio di Lectoure; c il cardinale u’Albi giunse ai primi di gennaio ¡/¡y3 davanti quella piazza alla testa delle truppe del Agenese e del Tolosano. Il conte dopo essersi vigorosamente difeso per due mesi accettò una capitolazione fattagli offrire dal cardinale per parte del re e fu stipulato un trattato giurandone l’osservanza sul Santissimo Sacramento; ma due giorni dopo tostochè il conte disarmò le sue truppe c fece aprire le porte della città, vi entrarono le milizie del re comandate da Roberto di Balzac, che investita la casa del conte e penetrate nel suo appaiamento lo ferirono con più colpi di pugnale, abbandonandosi poscia a tutta la licenza dei più barbari vinci-