338 i/ADRIATICO Invero l’anno precedente il governo francese, dopo che il doge ebbe a rispondere negativamente alle proposte d’alleanza, aveva offerto all’Austria, a mezzo del generale Clarke, come si seppe dai dispacci degli ambasciatori Foscari e Grimani al Direttorio stesso, il dominio dell’Adriatico, della qual cosa erasi interessato lo Stato Maggiore imperiale (*). Ma nel settembre 1797, allorché al congresso d’Udine disputavasi della pace, il Barras, che faceva parte del Direttorio (2), nelle sue istruzioni al comandante supremo sosteneva il principio che Venezia non dovesse mai cadere nelle mani degli Asburgo. Nello stesso mese il Talleyrand, ministro degli affari esteri, il quale antecedente-mente s’era accontentato di raccomandare il mantenimento della linea dell’Adige, nel qual caso la cessione di Venezia poco importava al Direttorio, mostrava di vagheggiare un’Italia libera fino al-l’Isonzo; aggiungeva che sarebbe stata una vergogna ed una perfidia inescusabile la cessione del territorio veneto all’Austria per la quale era già troppo l’acquisto dellTstria e della Dalmazia, e Storia critica del Risorgimi. Hai. - L’Italia durante il dominio francese. (1) Bonnal, Caduta d’una Repubblica, p. 248, trad. Ughi. Venezia, 1886. (2) Tolgo dal CanTù (Storia degli Italiani, lib. XVI, capitolo CDXXVI, nota 14) quanto segue: « Aveva promesso salvar Venezia se gli pagassero ducentomila ducati; Bonaparte sventò il negozio, e Venezia perì ».