DEI DUCHI DI FRANCIA. 155 Gojfrciklo {Dotti. Boiicj. tom. IX pag. 278). Ma avvi fatalmente un considerevole sbaglio nel citare che fa Vclly questo testo. Il vescovo Dicderic cui è indiritta la lettera di Gerberto, essendo morto il 7 settembre 984 {Doni. Boui/. ibid. n.) il parlamento di cui essa parla, non può aver avuto per oggetto 1’ elezione di un successore al re Luigi V allora veramente vivente mentre Lotario di lui padre cui poi sostituì, non discese alla tomba che nel 986. Di che cosa dunque trattavasi in quell’assemblea di Oompiegne di cui rende conto Gerberto al vescovo di Metz in termini enimmatici? E facile concepirlo richiamando alla memoria quanto ordivasi negli ultimi anni del regno di Lotario a favore dei principi alemanni a pregiudizio dei diritti della monarchia francese. Per conservarsi nel ducato della bassa Lorena che a titolo di vassallo tcnca dall’impero, Carlo fratello di quel monarca procurava di far riconoscere l’imperatore pel vero sovrano di tutta la Lorena. Con questa mira egli raccolse i suoi partigiani a Compiegne, probabilmente in assenza del re occupato a visitare alcune provinole meridionali della Francia. Ugo Capeto informato di questo conventicolo vi accorse con milizie per dileguarlo come in fatti avvenne al suo avvicinarsi. Quello dunque che agli occhi di Velly costituisce un soggetto di biasimo per Ugo Capeto, è realmente un nuovo merito in questo principe, ed un nuovo servigio da lui reso allo stato. Quanto più nemici si formava il duca Carlo colla sua sconsigliata condotta, tanto più si facea amare e stimare Ugo Capeto colla regolarità delle sue mosse. Approfittando dello stato d’indecisione in cui rimaneva Carlo dopo la morte del re suo nipote, raccolse in fletta a Noyon i suoi vassalli ed i grandi del regno, amici suoi i più dichiarati, a cui espose le sue idee e li determinò senza dificoltà a decretargli il trono di cui ei veniva riguardato come l’appoggio il più fermo. Indi fu condotto a Reims ed ivi consacrato il dì ò luglio (1) dall’arcivescovo Adalberon fra- (1) Piima di tal cerimonia gli si lece pronunciare il giuramento seguente: Hugo, Deo propiliantc, mox fulurus rcx Francorum, in die or-dinutionis mene promitto coram Deo et sanciis ejus quod unicuique ite vo-bis ( milii ) commissìs canonicum privilegium et debilam legem alque