DEI GRAN FEUDI i3. Questa divisione che suppone il dominio delle città è riferita nel trattato di Andlaw quanto a Parigi e a Senlis (Greg. Tur. lib. IX cap. 20): i loro abitanti non più essendo riuniti in corpo nulla potevano possedere a titolo di municipio. Ciascun di essi conservò la sua proprietà, ma non ne rimase veruna alle comuni smembrate. Tutti questi fatti riuniti permettono essi di dubitare che le città delle Gallie non fossero cadute in fisco a Clodoveo? Una legge del codice di Alarico termina la dimostrazione per quella parte di regno che ubbidiva a quel principe. Gl’imperatori Arcadio ed Onorio aveano accordato alle città circa l’anno 3g5 il terzo dei fondi della cosa pubblica a ciascuna appartenente per riscaldare le loro terme e riparare le loro mura ( Coa. Theod. lib. XV titolo 1 lib. 3?. e 33.) Questa legge prova evidentemente che le città delle Gallie aveano allora fondi pubblici. Ma il codice di Alarico cangiò una tale disposizione, e l’articolo interpretativo del precedente porta in termini espressi: » Quando cadranno » per vetustà gli edifizii, il fisco per ripararli impiegherà il » terzo del proprio» (ibid.). I fondi e le muraglie delle città divennero dunque proprietà del fisco nella parte delle Gallie eh’era soggetta ai Visigoti. Altrimenti avvenne di alcune città della Provenza il cui municipio era stato confermato dal re Teodorico, e le quali nel passare in potere dei re conservarono un tal privilegio. Questa nullità delle città nell’ordine politico sussistette per la più parte sino all’ erezione dei comuni. I documenti deHa storia francese citano gran numero di carte che attestano essere statò disciolto il governo municipale nelle città in esse nominate, ed anche i privilegii delle prime corporazioni offrono la prova che la loro popolazione non componevasi che di abitanti esclusi per la loro condizione civile dalle assemblee della nazione (Chartul. de Philip. Aug.). I nobili eh’ erano tutti guerrieri padroni dell’ agro, disprezzavano i cittadini rinchiusi entro le mura; e questo stato di oscurità durava ancora alla morte di Luigi il Buono