dulo, era storia. Può attestarlo Romano Manzutto, il giovane bruno che è ancora vivo e sano ; e che ha conquistato non so quante medaglie, come aviatore, e come comandante di M. A. S., combattendo a Grado e sul Piave. Il biondo Ernesto Gramaticopolo dorme invece da circa tre anni nel cimitero di Capo d’ Istria. E, scrivendo di lui, ripenso quello che, in una breve commemorazione, ne dissi il 26 Giugno, 1916, a Grado. Avvicinandolo, conoscendo tutto quel suo fervore, quasi mistico, di patriottismo, che ad ogni ora, in ogni occasione, lo spingeva a ricercare le imprese più arrischiate, - che affrontava poi, senza spavalderia, - con una calma serena, che gli traspariva dagli occhi, da tutto il contegno, dal sorriso meno triste che illuminava e quasi trasfigurava il suo bel volto da adolescente, - il mio pensiero ricorreva sempre ad altri giovani, belli, audaci, come lui, che la storia del nostro Risorgimento ha consacrato fra i nostri santi martiri e che - lo confesso - mi erano sempre apparsi come idealizzati dalla leggenda - troppo belli, troppo perfetti per essere completamente veri e umani. Figi io di un medico provinciale di Capo d’Istria, aveva lasciato tutto - la famiglia, gli agi della casa paterna - per arruolarsi, ed era stato ammesso, dopo un imbarco sopra una nave da guerra, tra i nostri volontari. Semplice e modesto, come i veri eroi, accettava con eguale entusiasmo tutti gli incarichi, i più importanti ed i più umili, e li adempieva con fervore e con la più scrupolosa esattezza. E dopo aver preso parte alle più rischiose imprese insieme a Sauro di cui era il prediletto, compieva lavori o scandagli, piantava briccole, faceva rilevamenti sulle carte — sempre volonteroso ed instancabile. Erano giunti nel Maggio, a Grado, due M. A. S. Come per tutte le novità, i pareri erano divisi su questi nuovi arnesi da guerra. Io che insieme all’ amico, on. Salvatore Orlando, avevo assistito al collaudo di uno di questi, e che da lungo tempo li avevo aspet- 35