tati, annoiavo inutilmente il Comandante perchè mi concedesse di fare, con quelli, i servizi che compievo cogli antichi motoscafi, sicuro dell’ esito. Altri invece, ed erano i più, e, come al solito, quelli che si erano creati una fama di competenti, criticavano lo scafo e i motori, predicevano una catastrofe nella prima impresa. Spettò a Gramaticopolo il vanto di rispondere in modo epico a queste critiche, a queste previsioni. Durante un’ incursione notturna di velivoli nemici, parve al semaforo di scorgere luci in mare. Segnali di idiovolanti amarrati e chiedenti soccorso ? di motoscafi di scorta ? Era necessario saperlo. Gramaticopulo, si offerse ed ottenne, a mia insaputa, di essere mandato con un M. A. S. in ricognizione. Vide una luce sul mare ; sparò due colpi di cannone. La luce scomparve. Al mattino furono trovati i rottami di un idrovolante. Dopo questi colpi, Gramaticopolo continuò tutta la notte la perlustrazione nel golfo. L’alba lo trovò fermo a due o tre miglia da Trieste. Il nemico credette ad un’avaria dei motori e mandò fuori un motoscafo. Gramaticopolo lo lascia avvicinare ; poi, facendo fuoco col pezzo, dirige a tutta forza sul motoscafo, lo investe, lo affonda e prende a bordo l’equipaggio. Poi, sotto il fuoco delle batterie, inseguito dagli idrovolanti che lanciano bombe e lo bersagliano colle mitragliatrici, mette la prua su Grado e vi rientra gloriosamente coi prigionieri e con una scheggia del motoscafo nemico infitta nella prua del M. A. S. Del fatto glorioso il pubblico non ebbe allora che scarse notizie, e si parlò di siluranti che allora significavano soltanto torpediniere. Come premio, Gramaticopolo fu nominato comandante di M. A. S. Premio che oggi sembrerebbe assai modesto ma che Gramaticopolo mi annunziò con viso raggiante. Pensate! Invece di un piccolo motoscafo, lento, armato di un cannoncino da 25 mm., avere al comando un M. A. S. velocissimo (così pareva allora), armato di un pezzo da 47, di mitragliatrice, di bombe, e poter 36