sicuro, fermamente convinto, che il sottomarino la cui presenza non era più stata segnalata da alcun semaforo, giaceva sfracellato in fondo al mare, dove alcuni gavitelli indicavano il punto preciso in cui erano state lanciate le bombe ed erano comparse le chiazze d’olio. Gli altri, per spirito di contraddizione, si dimostravano più scettici. Nascevano quindi dispute calorose sulla manovra eseguita, sulla scìa che tutti avevano veduta. Ma era scìa del sottomarino o di un siluro ? E qui, calcoli stravaganti, enunciati con termini tecnici non mai sentiti prima di allora ; teorie audacissime inventate per l’occasione, ed esposte e commentate con una sicumera da far rabbrividire. Come Dio volle, la furia del mare andò calmandosi ed i palombari poterono cominciare il lavoro di esplorazione. Passarono alcuni minuti di attesa febbrile. Finalmente emerse, a poco, a poco un palombaro. Fece un cenno al quale rispose un urlo di giubilo : - Ha trovato ! Il sottomarino è preso ! -urlavano come impazziti i marinai del M.A.S. lanciatore di bombe. Intanto, adagio, adagio, si toglievano le viti che assicuravano l’elmetto alle spalle del palombaro, mentre questi continuava a rispondere con segni ai gesti concitati di tutti coloro che erano affollati sui M.A.S., sui gozzi, che facevano ressa intorno alla barca dove si trovava. Alla fine, l’elmetto fu tolto e comparve una faccia glabra, cogli occhi un po’ arrossati, con un’espressione bonariamente maliziosa. - Com’ è lungo il sommergibile ? Di che tipo ? Dov’ è stato colpito ? Queste e mille altre interrogazioni si rivolgevano come un fuoco di fila al palombaro che, quietamente, faceva cenno colla mano di far silenzio. Ottenuto questo a gran fatica, il galantuomo cominciò una imprecazione prettamente genovese : — n Che ve piggie un ac....! a cui e ao sottomarini n 57