potente ai sacrifici sublimi, agli eroismi, compiuti per la redenzione della nostra patria. Ma un sorrisetto ironico non può farmi dimenticare che appartengo ad una generazione, venuta troppo tardi, per prender parte ai gloriosi fatti del nostro Risorgimento, ma che ebbe però la fortuna di conoscere e di ammirare molti fra i superstiti di quel periodo eroico, e di imparare da loro il culto per le grandi memorie del passato, per 1* ideale di una patria, più completa, più rispettata, più grande, — politicamente e moralmente. Questi insegnamenti hanno conservato nel nostro animo una freschezza, un po’ ingenua, - se volete, - di entusiasmi, che, nell’ ora dei nuovi e gravi cimenti, ci ha permesso di affrontarli con animo sereno, e, - diciamolo pure, — con giovanile fervore. E, dopo aver vissuto, durante i tre anni di guerra, quella vita di sacrifici, e di lotte non ingloriose che avevamo tanto invidiato ai nostri predecessori, — dopo aver provato, come quelli, l’ineffabile gioia di vedere il nostro sogno compiuto, — noi siamo, forse, i soli, - oggi, — che, dai ricordi di altre delusioni, di altri sconforti che le memorie del passato aiutarono a sopportare e che il tempo fece dileguare, possano ricavar la speranza - che dico ? - la certezza di un avvenire migliore. E questa fede, vorremmo, — dovremmo anzi, — tentare di trasfondere in altri. Questo è, forse, il compito nostro, nell’ ora presente. Per conto mio, confesso che, malgrado le molte e gravi delusioni provate, non so rinunziare alla speranza che in un giorno più o meno lontano, risorga negli XIII