risposta tutta la commozione che provavo in quel momento che rappresentava una data memorabile della mia vita. Confesso che nei primi tempi della guerra non avevo diviso gli entusiasmi di coloro che 1’ annunziavano come una rapida marcia trionfale su Trento e Trieste, perchè - insieme a molti altri Italiani -commettevo l’errore di dubitare della preparazione militare e della resistenza del paese ad una guerra che il più elementare buon senso faceva prevedere lunga e sanguinosa. P-icordo che ne scrissi all’ amico Domenico Oliva, dichiarando di invidiare il suo giovanile fervore, ma rivolgendogli qualche amichevole rimprovero per quello che a me pareva soverchio ottimismo del suo giornale e dei suoi colleghi nazionalisti. L’ amico rispose con una magnifica lettera che mi duole di aver perduta, nella quale mi diceva tutto il suo entusiasmo, tutta la sua fede nella vittoria e finiva augurandomi di veder svanire fra poco il mio malumore, eh’ egli attribuiva al fatto che mi era toccata, in quel momento, la parte, sempre ingrata, di spettatore degli avvenimenti. Forse il malizioso amico non aveva tutti i torti, perchè il mio pessimismo svanì, appena seppi che l’iniziativa di costituire fra gli sportsmen del mare un gruppo di volontari, aveva trovato favorevole accoglienza presso il Ministero della Marina. Ed ora che le nobili parole del Ministro mi assicuravano che anch’ io - malgrado la non più giovane età - potevo, senza timore di cader nel ridicolo, diventare un volontario di guerra, mi pareva che fosse sorta in me - in certo modo - un’ anima nuova, foggiata a nuove condizioni di cose, a pensieri, a sentimenti di ordine più elevato, che mi facevano sembrar lontana e scolorita ogni altra aspirazione, ogni altra preoccupazione della vita anteriore. Nello stesso tempo, sentivo ogni fibra pervasa da una gaiezza un po’ febbrile, simile a quella che nei tempi, ormai lontani dell’adolescenza e della prima giovinezza, avevo provato, ogni qual volta affrontavo, con la spensieratezza di quegli anni beati, qualche impresa 3