CAPITOLO IV. La pesca delle mine - Trabaccoli e motoscafi - Il Comandante Dentice. Ì motoscafi non servivano soltanto alle scorte. Il golfo di Trieste era tutto un campo di mine. Ne avevano posto al principio della guerra e continuavano ad affondarne gli Austriaci; ne seminavano quasi ogni notte, le nostre siluranti, sfidando audacemente le batterie nemiche, a due o tre miglia dalla costa. I nostri mezzi per la ricerca delle mine erano molto primitivi, al principio. Alcuni trabaccoli da pesca con un motore che faceva due o tre miglia all* ora, trascinavano un cavo d’acciaio che pescava un po’ di tutto - tronchi d’albero, mucchi d’alga, e, di tanto in tanto, qualche mina. Su questi trabaccoli cominciai il mio tirocinio di cercatore di mine insieme a due volontari, irredenti, Gramaticopolo e Manzutto. II lavoro - bisogna confessarlo - procedeva un po’ a sbalzi. I motori dei trabaccoli non erano usciti dalle officine Isotta-Fra-schini o della Fiat. Soffiavano, ansavano, stridevano ; poi, di tanto in tanto, si fermavano, e quando erano fermi diventavano più cocciuti di un somaro ; non c’ era più verso di rimetterli in moto. Il buon Manzutto ci si arrabbiava e gridava che la colpa era dei motoristi borghesi, i quali, a dir vero, non erano stoffa di eroi, e certamente preferivano le quiete navigazioni nei canali della laguna, alle perlustrazioni che, di tanto in tanto, erano salutate da qualche visita di idrovolanti nemici. Gramaticopolo, più calmo, studiava serenamente il modo di riparare le avarie, di ricondurre le navicelle riluttanti, al lavoro. Poi, un bel giorno i trabaccoli furono richiamati a Venezia, ed i motoscafi li sostituirono. I primi ad entrare in servizio furono quei due pesanti arnesi coi quali avevo fatto le prime armi nelle scorte di aviazione e nelle perlustrazioni dei canali. 28