dall’ oscurità del bosco nella zona illuminata si ferma un momento, come abbagliato, poi prende posto fra i gruppi addossati alle piante o vicino all’ altare. Squilla un campanello. 11 cappellano, coperto degli abiti sacerdotali, si accosta all’altare e pronuncia una preghiera. Ad un tratto, un coro, potente, di voci robuste, magnificamente intonate, echeggia, ed un fremito ci scuote ogni fibra : O Signore, dal tetto natio, Ci chiamaste con santa promessa, cantano i marinai ed il coro, solenne, appassionato, le cui note, suonate in Sant’ Ambrogio da una banda croata, ispirarono la celebre ode del Giusti, si espande nel silenzio di quella notte oscura, senza stelle. Ma se, come in Sant’ Ambrogio, il canto è preghiera, non suona però lamento. E, invece, inno di consapevole vittoria, che sgorga da petti italiani, acclamanti al riscatto compiuto, celebranti il primo Natale in terra redenta, mentre a pochi chilometri di distanza, sull’ altra sponda del fiume, il nemico, di tratto in tratto, coi razzi luminosi, coi proiettori, cerca le trincee dove i nostri fanti, sotto la pioggia e nel fango, vegliano, sentinelle avanzate dell’Italia in armi. Il canto si acquieta per qualche istante. Poi, riprende, con ritmo più lento e maestoso la magnifica parafrasi Verdiana del-l’invocazione biblica alla patria lontana. " Va pensiero n, cantano i marinai ed il pensiero nostro corre al di là del fiume, valica i monti, verso i fratelli nostri che nella notte mistica in cui il sacerdote ripete 1’ angelica invocazione alla pace del mondo, soffrono e piangono nei campi di concentrazione, nei paesi non ancora redenti, e aspettano e sperano. Le ultime note del coro echeggiano n nell’ aer sacro ", e il sacerdote comincia le preghiere della Messa. E tutti, credenti, e scettici, sentiamo che egli prega con noi, per i compagni veglianti in armi, per i fratelli che aspettano, per quelli che sono caduti, per tutti coloro che daranno la vita per la patria, per la vittoria finale. 15