Questa, in brevi cenni, la storia dei diciotto mesi di guerra trascorsi in Mediterraneo ; storia meno attraente, più monotona, meno gaia di quella del tempo passato a Grado. Tale la rendono i nuovi e complicati doveri di ufficio, la mancanza di quella sensazione, eccitante, della continua presenza di un nemico, che si vede, si può combattere : l’incertezza snervante di tutti i giorni, di tutte le ore, - il sapere che nel momento in cui credete di potervi dedicare allo svago, al riposo, può emergere il nemico e colpire prima che voi possiate raggiungerlo. Perchè, se nei primi tempi, il sommergibile si dimostrava più audace ed accettava battaglia, procurando l’emozione di una corsa rapida, di uno scambio di colpi, questo spettacolo guerresco a poco, a poco era finito. 11 sommergibile era divenuto 1’ opache che aggredisce ed accoltella dove non sono le guardie. E il nostro ufficio era appunto quello di guardie di polizia - ufficio pieno di fatiche e di pericoli, ma non molto apprezzato e che procura poche soddisfazioni. Quindi alla spensieratezza del volontario in cerca di avventure e di emozioni, era sottentrata un’azione più grave e pensosa per la coscienza delle accresciute responsabilità. Poi vennero i giorni della sciagura inattesa, tremenda. In quei giorni tragici sentii che la giovanezza dell’ animo che pareva fosse rifiorita a Grado, era scomparsa per sempre. Avevamo combattuto fino allora, con una certa noncuranza cavalleresca, senza grande astio contro quel nemico, che, salvo il breve periodo dell’ invasione del Trentino, avevamo sempre respinto in terra e in mare e che, dopo le incursioni dei primi tempi, non era più uscito dai suoi rifugi dove noi andavamo a cercarlo, provocandolo in tutti i modi, sfidandolo in pieno giorno, sotto le batterie nemiche, penetrando nei suoi porti, con torpediniere e motoscafi, continuamente, senza dargli tregua. All’ improvviso, mentre fervevano ancora i preparativi per celebrare le vittorie della Bainsizza, era giunta la notizia che gli argini che credevamo incrollabili, avevano ceduto, ed il torrente 59