La fortuna volle anzi che pochi giorni dopo 1* attacco al motoscafo e alle torpediniere, avessimo il piacere di fare più ampia e personale conoscenza coi nostri aggressori. Tornando da una incursione sopra Venezia e Treviso, i velivoli nemici vollero farci la solita visita che fu accolta degnamente, come al solito. E, come era già accaduto altra volta, quei signori impararono a loro spese che era più facile gettar bombe sopra un motoscafo quasi inerme, che sulle batterie antiaeree di Grado. Al mattino, all’ alba, fu avvistato dal semaforo un idrovolante in mare, a poche miglia da Punta Salvore, e le due torpediniere che mi erano state compagne nell’ attacco di pochi giorni prima, rientrarono a Grado portando a rimorchio l’idrovolante, L 47, e a bordo, i due aviatori. Erano entrambi giovanissimi - il pilota, un sergente boemo, - l’osservatore, un cadetto, figlio di un generale. Scesero a terra, coperti soltanto da un cappotto da sentinella -intirizziti dal freddo - ed attraverso una fìtta ala di popolo li accompagnammo al Comando. Mentre il Comandante interrogava l’osservatore che, con sussiego, dichiarava di essere stato quello che pochi giorni prima ci aveva bombardato, vidi che il pilota boemo batteva i denti ed aveva il viso pavonazzo dal freddo. Porgendogli un bicchierino di cognac, gli dissi : - Questo in cambio delle bombe dell’ altro giorno. - Vicende di guerra - rispose, in italiano, il boemo, che del resto si dimostrava molto soddisfatto di aver finito la vita da cani - così disse - che, sotto il comando di Banfield, facevano gli aviatori, costretti ad uscire di giorno e di notte, con tutti i tempi. n Strumenti ciechi d’ occhiuta rapina.... " Li spinge di Croazia e di Boemme.... mormorò accanto a me, un ufficiale che aveva il deplorevole vizio delle citazioni classiche, quasi sempre a sproposito. 26