LA creazione di un Corpo di volontari di Marina è certamente uno degli episodi più interessanti del-T ultima guerra marittima, combattuta nell’ Adriatico e nel Mediterraneo; e la pronta ed efficace utilizzazione del personale e del materiale, offerto da un piccolo nucleo di borghesi militarizzati, costituisce un fatto che non ha riscontro nelle altre Marine, sia alleate che nemiche. Nella stessa Inghilterra, dove pure, è così fiorente lo Sport Nautico, Rudyard Kipling nei suoi deliziosi bozzetti intitolati: "Guerra sul Mare", mentre esalta gli eroismi dei pescatori dei Chalutiers, deplora lo spreco di energia, fatto dagli yachtsmen, addetti semplicemente a portar ordini coi loro motoscafi, ed osserva che assai meglio si sarebbe potuto impiegare l’attività e la competenza marinaresca di costoro, imbarcandoli su piccole navi peschereccie, incaricate del dragaggio delle mine e della caccia ai sommergibili. Ignoro se questo consiglio sia stato seguito in Inghilterra. Noi, in Italia, abbiamo fatto di più, ed assai meglio. I motoscafi dei volontari, appena entrati in servizio, furono raggruppati in sezioni, alcune delle quali, comandate da Capo gruppi, come quelle di Grado, di Venezia, di Brindisi e di Taranto; altre, poste alle dirette dipendenze dei Comandi di Marina di Monfalcone, delle batterie dell’ Isola Morosini, di Porto Corsini, di Rimini, di Pesaro, di Ancona, di Barletta, di Messina, di Trapani, di Catania, di Lipari, di Napoli, di Spezia, VII